Le tradizioni sapienziali, le medicine non occidentali ed oggigiorno anche la Psicosomatica, indicano nel Cuore il centro del nostro esserci.
Esso è depositario della nostra identità più profonda, in lui riposano le memorie che hanno contribuito a costruire il nostro Sé: ogni gesto d'amore e di incoraggiamento, così come ogni negazione di noi stessi sono custoditi e concorrono a delineare i confini della nostra identità percepita.
È il cuore la sede del IV Chakra secondo la medicina tradizionale indiana, collegato alle braccia dai meridiani energetici che da esso si dipartono. Le braccia sono l'estensione del Cuore e ci parlano della sua dimensione relazionale. Le braccia servono per abbracciare oppure per allontanare l'altro: in ogni caso attraverso le nostre braccia entriamo in contatto con l'altro da noi, cominciamo a vivere la dimensione sociale del nostro Sé.
La Psico Neuro Endocrino Immunologia (PNEI) ci dice che un ormone è centrale nello sviluppo di tale dimensione amorevole dell'esistenza: l'Ossitocina. Tale sostanza è assente nei rettili, che non hanno bisogno di accudire la prole e comincia a comparire nei mammiferi, che così sviluppano l'attaccamento ai cuccioli, il legame di coppia e la collaborazione sociale.
Nel mio lavoro terapeutico mi trovo spesso ad incontrare una problematica che non viene descritta nei libri di Psicologia né in quelli di Psichiatria e che appare nascosta nelle pieghe delle descrizioni di quadri nevrotici o personologici più tradizionali. Intendo qui parlare del fenomeno del Cuore chiuso. A volte, molto spesso, mi trovo di fronte ad una personalità che potremmo definire Ossessiva altre volte si ravvisano i tratti ben più inquietanti del Narcisismo patologico, altre volte ancora non c'è altra problematica sottesa ed il cuore chiuso appare semplicemente come l'unico modo possibile per stare al mondo senza soffrire troppo.
Nel corpo della persona con cuore chiuso si osservano le spalle ricurve sul davanti come a proteggere il cuore stesso ed il respiro toracico è pressoché inesistente. Le emozioni sono trattenute, ridotte al minimo. A seconda del carattere possiamo incontrare persone riservate, timide ed introverse, che vivono la vita sottovoce, oppure persone dominanti che allora manifestano il poco contatto con il proprio mondo emotivo, agendo sugli altri senza alcuna empatia, senza cuore appunto.
Al di là dei modi in cui si manifesta, la chiusura del cuore è comunque una condizione che ha conseguenze molto pesanti. Il vero dramma che vado sempre ad incontrare è l'impossibilità di uscire dalla gabbia di sé stessi, l'incapacità a comprendere l'altro e a raccontarsi in modo aperto e profondo. La solitudine che vedo in queste vite è totale e sembra senza speranza, anche se sempre si percepisce, dal profondo, una richiesta accorata di amore che mai troverà riscontro, alimentando ulteriore chiusura.
Riaprire il Cuore è un processo delicato e molto doloroso. Occorre ricostruire una possibilità di fiducia all'interno del rapporto terapeutico per cominciare a invertire la spirale di chiusura che da anni seppellisce sempre più in profondità ogni umano sentire. Poi, attraverso un lavoro anche corporeo, si devono delicatamente sbloccare le tensioni che congelano la persona. A quel punto riemergono i dolori antichi, le fragilità negate, gli abusi subiti, le ferite più dolorose e la propria autostima può naufragare in un mare di sofferenza e di angoscia.
Quando però un'anima riesce a percorrere questo vero e proprio viaggio negli Inferi e si riscopre finalmente libera di esistere in tutta la sua magnifica potenzialità si assiste ad un vero e proprio Satori, un'esperienza densa di gioia, che apre alle inimmaginabili possibilità d'amore di un cuore aperto. Una donna pochi giorni fa ha provato a descrivere questa sua esperienza: "Mi sento libera, completamente libera, ma al contempo sento di amare tutti, ogni creatura che incontro. Ho dentro un'energia pazzesca!"
Condividere momenti così è senz'altro la ricompensa più ambita per chi siede sulla poltrona del terapeuta: la parcella permette di vivere dignitosamente, l'energia di un cuore che si apre riempie quella stessa vita di luce.