All'origine della riflessione psicoanalitica Freud, che proveniva da una formazione come anatomista e poi come neurologo, ipotizzò che l'angoscia derivasse da un "ingorgo libidico". Con un visione che oserei definire "idraulica" della psiche umana, il padre della psicanalisi immaginava che una spinta pulsionale, per lo più sessuale, se non trova adeguato sfogo, causa quello stato di tensione che noi percepiamo come angoscia.
In seguito modificò a più riprese tale ipotesi iniziale, dapprima pensando che fosse la rimozione della pulsione a causare l'ansia ed infine capovolgendo del tutto il discorso: l'ansia finì così per essere considerata non più un sintomo, ma la madre di tutti i sintomi. Secondo quest'ultima visione l'angoscia che percepiamo deriva dal pericolo che emergano i nostri desideri rimossi: il fatto di percepirla, attiverebbe la ricerca di possibili soluzioni, che possono essere dei sintomi o delle modalità evolute per trasformare le pulsioni che in noi urgono in qualcosa di socialmente accettabile.
Jung pose invece l'accento sulla spinta evolutiva che vuole differenziare ogni individuo dalla dimensione collettiva. Egli vede l'essere umano come dotato di un'intrinseca vocazione a realizzare la propria unicità, andando oltre la propria realizzazione sociale nel contesto in cui si è nati e cresciuti: chiamò questo processo "Individuazione". Per lui l'angoscia ed i sintomi che possono emergere sono segnali di un tradimento verso tale ineludibile vocazione. In Hillman tale visione fu sviluppata nel libro Il codice dell'anima, dove viene riproposta come "Teoria della ghianda": se sei una ghianda, una forza ineludibile ed incontrastabile ti porterà a diventare una quercia.
Il cambiamento, sia pure verso una versione più realizzata ed autentica di noi stessi, non è però mai un cammino agevole: ci sono in gioco una necessità che ci spinge, ma anche una scelta morale individuale, che prevede la disponibilità a pagare un prezzo. "Senza necessità non muta nulla, men che meno la personalità dell'uomo, che è tremendamente conservatrice, per non dire inerte. Soltanto la più ferrea necessità riesce scuoterla... il detto: molti sono i chiamati, e pochi gli eletti, è particolarmente vero in questo caso; perché lo sviluppo della personalità è al tempo stesso un dono e una disgrazia: la sua prima conseguenza è il consapevole e inevitabile distacco dell'individuo dalla dimensione indifferenziata e inconsapevole della massa. Ciò significa isolamento... lo sviluppo della personalità è una fortuna che si può pagare solo a caro prezzo. Sviluppo della personalità però significa anche: fedeltà alla propria legge. Si può intimamente decidere di seguire la propria strada solo quando la si ritenga la migliore... è ciò che comunemente si definisce vocazione; un fattore irrazionale, che fatalmente spinge a emanciparsi dalla massa e dalle strade già battute". (C.G.Jung, Opere, vol 17, "Il divenire della personalità", Bollati Boringhieri).
Io continuo ad incontrare persone che mi portano inizialmente i loro disturbi, spesso già certificati da una diagnosi, e che immancabilmente lasciano trasparire una strada che si sta aprendo davanti a loro. Sono sempre persone che uniscono in sè una grande energia e pesanti vincoli esterni o interni: si crea così una tensione insopportabile, che presto o tardi evolve in un sintomo. Possono essere gli Attacchi di Panico, oppure la non meno famosa Depressione, può verificarsi un'irrigidimento di tipo Ossessivo oppure, addirittura, affiora un Delirio per rompere quello stallo insopportabile.
La cultura medica, che ci ha tutti colonizzati, induce a cercare sollievo in un farmaco, una cura per il disturbo: il farmaco riduce la tensione, per lo più abbassando l'energia del paziente, e dà sollievo a lui e a chi gli vive intorno. Anche il medico è soddisfatto. Le case farmaceutiche più di tutti.
Scegliere di allentare i vincoli, di avviare un cambiamento di sé e della propria vita, di affrontare la solitudine che deriverà sicuramente dal rompere con le attese altrui, scegliere di vivere la propria vita a qualunque costo non è la scelta più frequente e nessuno può interferire in questa decisione così fondamentale. Il terapeuta vorrebbe sempre viversi come un liberatore, un magico agente di cambiamento: egli può solo proporsi all'altro in una dimensione radicalmente rispettosa e umanamente compassionevole.
La Compassione insegnataci dal Buddha nasce dal cogliere il tragico e magnifico destino di ogni umano esistere, continuamente conteso fra il bisogno di certezze e l'anelito ad un oltre che ci trascende e ci scuote.